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JIMENEZ, Mary
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La position du lion couché [risorsa elettronica] / regia Mary Jiménez ; fotografia Jorge Léon ; montaggio Mary Jiménez ; suono Gilles Laurent
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BE : Derives : Centre de l’Audiovisuel à Bruxelles (CBA), 2006
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1 file mp4 (2,08 gb) (90 min.) : color., son.
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Festival dei popoli, 2015. - Lungometraggio. - Sottotitoli in inglese.
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Léon, Jorge. Laurent, Gilles.
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1. Malattie.
2. Famiglia.
3. Biografia.
4. Medicina.
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Abstract: Tutto comincia con un dono. Nasce un bambino e gli viene consegnato un piccolo peluche appartenuto ad Anna. Come imparare a nascere, come imparare a morire. La regia penetra i luoghi della malattia senza rimedio per apprendere l’arte di morire. Nascita e morte non sono dimensioni intangibili tra loro, ma occasioni di attraversamento del dolore. “Questo ultimo viaggio, che tutti noi un giorno faremo, si può convertire in un’opera, proprio come un quadro o un film. È quello che fa Anna, che organizza la sua morte come un dono per tutti coloro che le sono accanto, invitandoli a far parte di un gruppo che chiama ‘il battello’” [M. Jiménez]. Siamo invitati anche noi a salire e ad esplorare la muta lingua della sofferenza. Solo occhi – insegnami a vedere – e un muro su cui la luce del proiettore forma labili soglie di esercizio alla morte. “Il suo viso già mi guarda” dirà Mary dell’ologramma di bambino ancora nel ventre materno. La vita è già morte fin dal suo esordio. La stessa posizione accucciata, lo stesso sforzo di attraversamento in vista della pace a venire. “Se il corpo è mio come può fare così tante cose senza di me? E se il corpo non è mio cosa altro è mio?” Chiede Mary al film che non voleva fare e che grida lo stesso sforzo e trova la stessa, dolcissima, pace.
Everything begins with a gift. A child is born. He is given a little stuffed animal that once belonged to Anna. How to learn to be born, how to learn to die. The director penetrates the places of sickness without remedy to learn the art of dying. Birth and death are not intangible to each other. They’re rather opportunities to get across grief. “This last journey, that we all will take one day, can be transformed into a work of art, exactly like a painting or a film. It is what Anna does, organizing her death like a gift for all those who stand by her. She invites them to partake in a group named ‘the boat’.” [M. Jiménez] We too are invited to come on board and explore the silent language of grief. Only eyes – teach me to see – and a wall on which the projector’s light creates fickle thresholds of practise to death. “Its face is already looking at me,” says Mary about the hologram of the child inside the mother’s womb. Life is death since its very beginnings. We can see the same crouching position, the same effort to get through in view of forthcoming peace. “If the body is mine, how can it do so many things without me? And if the body is not mine, what else is mine?” asks Mary, questioning the film she didn’t want to make, while it shouts the same effort and finds the same sweet peace.
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Lingua: Francese. |
Genere: Documentario.
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VISIONABILE IN MEDIATECA SENZA PRENOTAZIONE
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