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TAMADON, Mehran
Bassidji [risorsa elettronica] = Bassidji / regia Mehran Tamadon ; soggetto Mehran Tamadon ; sceneggiatura Mehran Tamadon, Leatitia Lemerle ; fotografia Madjid Gorjian ; montaggio Andrée Davanture, Rodolphe Molla ; suono Jérôme Cuendet
CH : Box Productions : Elena Tatti : Catherine Dussart Productions (CDP), 2009
1 file mp4 (2.67 gb) (114 min.) : color., son.
Festival dei Popoli, 2009. - Sottotitoli in Inglese . - Lungometraggio.
Cuendet, Jérôme. Davanture, Andrée. Molla, Rodolphe. Gorjian, Madjid. Lemerle, Leatitia.
1. Etnologia.
2. Tradizioni popolari.
3. Religione.
4. Politica.
5. Fondamentalismo.
Abstract: Su una collina nel deserto, uomini, donne e bambini vagano in una vasta zona dedicata alla memoria dei martiri della guerra tra Iran e Iraq. Tra loro c’è anche Mehran Tamadon, regista iraniano, ateo ed emigrato in Francia che, in compagnia di una guida locale, va ad incontrare i «difensori della causa» della Repubblica Islamica iraniana, i Bassidji. Si apre così un confronto aperto, vibrante e senza reticenze tra le due anime dell’Iran contemporaneo, opposte ma coesistenti. Da una parte chi, come i Bassidji, ricerca 'i fondamenti' e da questi fa scaturire qualsiasi valore, qualsiasi relazione, qualsiasi logica. Dall’altro chi, come il regista e le voci che raccoglie nel suo viaggio, cerca a fatica un senso attraverso la relazione e il confronto. “Proveniamo dallo stesso Paese, ma c’è un abisso tra di noi. E tra di noi adesso si apre un dialogo. Comunque, oltre il fascino offensivo e la retorica, i momenti di franchezza e la realtà della politica e del sistema religioso che sostengono, mi chiedo fino a che punto le nostre rispettive convinzioni possano favorire una reale comprensione dell’altro?” (M. Tamadon). Il film diventa così un progetto politico, che utilizza la voglia di comprendere più che di denunciare; il coraggio di esprimere apertamente il proprio disaccordo piuttosto che di condannare a priori; la capacità di riportare tutto alle questioni più semplici e quotidiane piuttosto che dibattere sui valori astratti. Grazie a questo approccio il film riesce ad evitare i facili luoghi comuni sul tema e allo stesso tempo a non arretrare di fronte agli argomenti più scomodi. Come afferma il regista: “Ad uno sguardo esterno, i Bassidji sono spesso radicali, rigidi e astratti; ho scelto di inoltrarmi nel loro mondo per comprendere meglio i paradigmi che li guidano. Per fare ciò, bisogna avere il coraggio di ascoltare quello che gli altri hanno da dire”.

On a hill in the desert, men, women and children wander around a vast area dedicated to the memory of those killed in the war between Iran and Iraq. Among them is an Iranian director, Mehran Tamadon, an atheist, French emigrant who, along with his local guide, goes to find the «defenders of the cause» of the Iranian Islamic Republic, the Bassidji. Thus sets off an encounter, vibrant and undaunted, between two opposing yet contemporary souls of Iran today. On the one hand, the Bassidji look for 'foundations' from which to gain whatever valor, whatever relation, whatever logic can be had. On the other, people like the director and those he meets on his trip tirelessly try to find meaning through their relationships and confrontations. “We come from the same country but there’s an abyss between us. And now a dialogue is opening up between us. Anyways, besides being attracted to the insults and rhetoric, the moments of frankness and the political and religious reality, I asked myself how long could our respective beliefs foster a real understanding of each other.” (M.Tamadon). So the film becomes a political project, possessed with the desire to understand more than denounce; the courage to openly voice disagreement rather than make a priori condemnations; the ability to reduce everything into simple and quotidian terms rather than debate abstracts. Thanks to this kind of approach, the film succeeds in avoiding commonplace themes yet at the same time does not retreat from the more uncomfortable arguments. As the director claimed: “On the outside, the Bassidji are often radical, rigid and abstract; I chose to enter their world to better understand the paradigms driving them. In order to do so, one has to have the courage to listen to what others have to say.”
Lingua: Farsi - Vedi: Persiano moderno.
Genere: Documentario.
VISIONABILE IN MEDIATECA SENZA PRENOTAZIONE