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PHILIBERT, Nicolas
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Nénette [risorsa elettronica] / regia Nicolas Philibert ; soggetto Nicolas Philibert ; fotografia Katell Djian, Nicolas Philibert ; montaggio Nicolas Philibert ; suono Jean Umansky ; musica Philippe Hersant
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FR : Les Films d'Ici, 2009
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1 file mkv (3.64 gb) (55 min.) : color., son.
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Festival dei Popoli, 2009. - Sottotitoli in inglese . - Mediometraggio. - Altri formati: mp4.
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Djian, Katell. Umansky, Jean. Hersant, Philippe.
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1. Zoologia.
2. Tempo libero.
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Abstract: Occhi scuri, un po’ acquosi, circondati da una pelle ruvida e rugosa, incorniciati da una massa di peli rossi: lo sguardo di Nénette arriva allo spettatore attraverso una spessa lastra di vetro. Nénette è una femmina di ourang outang nata nelle foreste del Borneo nel 1969. Dal 1972 vive in gabbia. Una vita trasparente fra mille occhi che, ogni giorno, la osservano, in uno scambio di sguardi senza comunicazione: da una parte gli umani, inquisitori, saggi, curiosi; dall’altra una scimmia dal volto imperscrutabile, fisso su un mondo che non le appartiene. In scena, in inquadrature più o meno lunghe, in campi più o meno larghi, da sola o con altri suoi simili, c’è sempre lei: esibita senza riservatezza, studiata con attenzione, approcciata con le moine che si riservano ai bambini. Lei, su cui scivolano le parole, i commenti, le spiegazioni scientifiche: "femmina... si è accoppiata con tre maschi, che poi hanno fatto una brutta fine... ha avuto quattro figli... l’ultimo sta in gabbia con lei... però non si sa se gli ourang outang pratichino l’incesto... così lei prende la pillola... negli yoghurt, di cui è golosa... in realtà si sa poco di questi primati... chi li ha visti allo stato naturale apparteneva al secolo scorso". Se gli studiosi sanno poco, Nénette non rivela niente: non mostra emozioni, non fa gesti per attirare l’attenzione, non emette suoni. Gli esploratori che li hanno osservati allo stato libero, raccontano che gli ourang outang lanciano un ruggito impressionante, facendo uscire l’aria dall’enorme gozzo che li caratterizza. Ma serve per richiamare altri esemplari della propria specie. Qui non serve. Il branco è tutto lì, nella gabbia. Così lei guarda, da una vita, coloro che la guardano. Sembra triste. Forse sorride. Nénette, la Gioconda vivente del Jardin des Plantes di Parigi. "È un film sullo sguardo, sulla rappresentazione. Una metafora del cinema, del documentario in particolare, come «captazione» e come «cattura». Poiché filmare l’altro vuol sempre dire chiuderlo all’interno di un’inquadratura; bloccarlo, a un certo punto. Imprigionarlo. Dietro il suo vetro, Nénette è uno specchio. Una superficie di proiezione. La confidente ideale: mantiene tutti i segreti." (N. Philibert)
Dark, slightly watery eyes, circled by rough, wrinkled skin, crowned by a thick head of red hair: Nénette’s stare meets the spectator’s through a thick sheet of glass. Nénette is an orangutan born in the forests of Borneo in 1969. Since 1972 she has been living in a cage. Hers is a transparent life surrounded by thousands of eyes watching her, in an exchange of looks with no communication: on one side, the humans, inquisitors, experts and curious onlookers; on the other, an ape with an inscrutable face fixed on a world to which it doesn’t belong. She is in every scene: in more or less long frames, in more or less wide backgrounds, alone or with others like her; she is on unlimited display, carefully studied, wheedled like a baby. The comments and scientific explanations about her abound: "a female… she has mated with three males, who each met a bad end….she had four chimps…the last is in a cage with her…but we don’t know if orangutans practice incest…so she takes the pill…in yogurt, which she loves…in reality, we know little about these primates… the last people to see them in the wild lived last century." If experts know little about them, Nénette does nothing to help: she betrays no emotion, makes no gestures to attract attention, emits no sound. The explorers who found them in the jungle said the orangutans made an impressive roar, letting the air out of their characteristically enormous throats. But they were calling to their own kind then. Roaring’s of no use to them here. The gang’s all there in the cage. Thus she has spent her life watching those who watch her. Maybe she’s sad. Maybe she’s smiling. Nénette, the living 'Mona Lisa' in Paris’ Jardin des Plantes. “It’s a film about looking, about representation. It’s a metaphor for film, documentary film in particular, as it «captures» and «traps». Filming the other always means enclosing it in a frame, boxing it in, at a certain point, imprisoning it behind glass. Nénette’s a mirror, a reflecting surface. She’s the ideal confidante: she keeps all her secrets.” (N. Philibert)
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Lingua: Francese. |
Genere: Documentario.
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link_mediafdp/nenette.philibert_nicolas
VISIONABILE IN MEDIATECA SENZA PRENOTAZIONE
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