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COSTA, Renate
108 - Cuchillo de palo [risorsa elettronica] / regia Renate Costa ; soggetto Renate Costa ; sceneggiatura Renate Costa ; fotografia Carlos Vásquez ; montaggio Nùria Esquerra, Carlos García ; suono Amanda Villavieja ; musica Berta Rojas
ES : Estudi Playtime, 2010
1 file mkv (4.10 gb) (91 min.) : color., son.
Festival dei Popoli, 2010. - Sottotitoli in inglese. - Lungometraggio. - Altri formati: mp4.
Vásquez, Carlos. Esquerra, Núria. García, Carlos. Villavieja, Amanda. Rojas, Berta.
1. Dittatura.
2. Identità di genere.
3. Diritti umani.
4. Diritti civili.
5. Diari e memorie.
6. Famiglia.
7. Autobiografie.
Abstract: “Credo che i miei genitori abbiano fatto un errore a dirmi quando ero bambina: ‘Non ti avvicinare alla casa dello zio’. Da quel momento, tutto ciò che faceva lui m’interessava. Rodolfo era diverso. Portava abiti vistosi, ascoltava Elvis e danzava ad ogni compleanno. La sola cosa strana era che la sedia accanto a lui restava sempre vuota. Tra i fratelli di mio padre, era il solo a non voler diventare fabbro, come mio nonno. Nel Paraguay degli anni Ottanta, sotto la dittatura di Stroessner, voleva diventare ballerino.” (Renate Costa) Renate Coste rievoca con affetto la figura di suo zio, arrestato insieme ad altri dissidenti del regime (in quella operazione che oggi è conosciuta come "la lista dei 108"), torturato, rilasciato nell’indifferenza generale e morto di "tristezza"– come dicevano i suoi familiari. La sua è un’inchiesta personale e politica, in un paese che non ha ancora fatto i conti con il proprio passato. Tra ricordi, materiali d’archivio, testimonianze dei compagni di lotta dello zio e dei parenti, "Cuchillo de palo" tratteggia un quadro estremamente ricco di una situazione oppressiva ancora poco nota nello stesso Paraguay. Spesso evocata ma raramente in campo, se non in poche, furtive, immagini, la figura di Rodolfo funziona come un rivelatore. Se la sua presenza in vita dava fastidio, il suo ricordo – riportato in superficie dall’ostinazione di Renate Costa – esalta per contrasto la storia di un paese e la mentalità di una famiglia. Quasi impercettibilmente lo sguardo della regista si sposta verso suo padre, con il quale instaura un serrato faccia a faccia, in cui senso di rivolta e reciproco tentativo di comprensione fanno tutt’uno. Oltre la cronaca e l’autobiografia, emerge il quadro di una nazione su cui ancora pesa una mentalità «machista» e discriminatrice, che fatica a accettare il prossimo in tutta la sua diversità. Al suo esordio nel lungometraggio, Renate Costa firma un film politico coraggioso dalla struttura narrativa elaborata e accattivante. Premio al Miglior documentario al 51° Festival dei Popoli con la seguente motivazione: "Questo film riesce a portare avanti un’indagine nella storia familiare della regista e al tempo stesso nella memoria della repressione operata dalla dittatura di Stroessner in Paraguay. Evitando di cadere nella trappola del genere ci offre un film profondamente onesto, personale, politico e femminista”.

“I think my parents made a mistaken when they told me: ‘Don’t go near your Uncle’s house.’ From then on, everything he did was of interest to me. Rodolfo was different. He wore flashy clothing, listened to Elvis, danced at every birthday. The one strange thing was that the seat next to him remained empty. Of all my father’s siblings, he was the only one who didn’t want to become a craftsman, like my grandfather. In 1980s Paraguay, under Stroessner’s dictatorship, he wanted to be a dancer.” (Renate Costa) Renate Coste affectionately recalls his uncle, a man arrested with other dissidents (in an operation now known as "the list of 108"), tortured, released to widespread indifference, who later died of "sadness", as those who knew him said. Renate Coste’s investigation is both personal and political, in a country that has yet to come to terms with its past. Using remembrances, archival footage, testimonials of fellow resistance members and relatives, "Cuchillo de palo" paints an extremely rich picture of an oppressive period yet to be full recognized in Paraguay itself. Often recalled and rarely shown, appearing in just a few passing shots, Rodolfo is still a revealing figure. If in life he was deemed an irritant, in memory – brought to light thanks to Renate Costa’s persistence – he is exalted in contrast to his country’s history and his family’s mentality. Almost imperceptibly, the director turns her gaze on her father, with whom she has an intense confrontation, capturing at once a sense of revolt as well as an attempt to understand one another. Beyond chronicle and autobiography emerges the portrait of a nation weighed down by a discriminatory, macho mentality, struggling to accept its fellow man in all his variety. In his debut feature, Renate Costa makes a politically courageous film built around an elaborate and winning narrative. Award for Best Documentary at the 51st Festival dei Popoli with the following motivation: "This film succeeds in articulating an investigation both into the film-maker’s family story and into the memory of the repression of Stroessner’s dictatorhip in Paraguay. Avoiding the pitfalls of the genre it offers a profoundly honest, personal, political and feminist film."
Lingua: Spagnolo.
Genere: Documentario.
VISIONABILE IN MEDIATECA SENZA PRENOTAZIONE