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L'ESPERANCE, Sylvain
Into the Delta [risorsa elettronica] = Intérieurs du Delta / regia Sylvain L'Esperance ; soggetto Sylvain L'Esperance ; sceneggiatura Sylvain L'Esperance ; fotografia Sylvain L'Esperance ; montaggio René Roberge ; suono Sylvain L'Esperance
CA : Les Films du Tricycle, 2009
1 file mkv (3.64 gb) (76 min.) : color., son.
Festival dei Popoli, 2010. - Sottotitoli in inglese . - Lungometraggio. - Altri formati: mp4.
Roberge, René.
1. Economia.
2. Etnologia.
3. Tradizioni popolari.
4. Natura.
5. Ambiente.
6. Zoologia.
7. Pesca.
8. Geologia.
9. Alimentazione.
10. Globalizzazione.
Abstract: Una voce-io, dal leggero accento canadese, prende la parola. Si rivolge ad un interlocutore anonimo con intimità. La voce asseconda una panoramica sul fiume Niger. Stacco. Due uomini, seduti, iniziano il rito della conversazione. Uno costruisce canoe, l’altro è pescatore. Si conoscono grazie al regista. Parlano della fatica del vivere, dei tempi passati e del presente. L’incipit di "Intérieurs du Delta"è programmatico. La narrazione di una comunità si sviluppa secondo un doppio binario: quello sospeso di un racconto che si pone fuori dal tempo (la voce-io parla della venuta dei popoli sulla piana del Niger) e quello concreto del dialogo tra due lavoratori (che finiscono per parlare di crisi del lavoro e di globalizzazione). E se il film si concentrerà su questi ultimi, definendo la vita di una comunità in una congiuntura delicata (tra prezzo del petrolio che cresce e difficoltà nel conservare le tradizioni) l’imprinting iniziale resta. E, alla fine, la natura spesso evocata emerge in tutta la sua irruenza in una scena notturna tra le più memorabili. “Intérieurs du Delta si sviluppa secondo due movimenti complementari, avvicinandosi alla vita di una famiglia di pescatori sul fiume Niger, in Mali, mentre si prende conoscenza dell’impatto della politica liberalista nella regione. Partendo dalle preoccupazioni che pescatori e artigiani hanno nella vita di tutti i giorni si arriva a toccare l’immateriale sfera dell’esistenza. Il discorso è il motore di questo documentario. Con la forza e la bellezza delle metafore della lingua bambara, il film è trasportato in una dimensione poetica”. (Sylvain L’Espérance) Contemplazione e conversazione. Sguardo e ascolto. Sylvain L’Espérance dispone sapientemente le carte del cinema etnografico: la sua presenza, discreta, detta le condizioni del racconto. Non è un caso che prima di affidarci alla melodia della lingua bambara (la stessa usata da Cissé in "Yeelen"), il regista abbia voluto far sentire la sua voce. Come a farsi garante di un racconto, della sua verità e della sua poesia.

A first person narrator with a slight Canadian accent starts speaking. He neighbourly turns to an anonymous interlocutor. His voice goes along with an overview of the Niger river. Cut. Two men sitting there begin the rite of conversation. One of them builds canoes, the other one is a fisherman. They met through the director. They talk about the harshness of life, the old times and the present. The opening scene of "Intérieurs du Delta" is representative. The story of a community develops on a double track: the suspended time of a fairytale out of time (the first person narrator explains the arrival of people on the Niger valley) and the tangible time of the dialogue between two workers (who end up talking about the working crisis and globalization). And although the movie focuses on the latter, describing the life of a community that goes through some delicate times (with the rising up of the oil price and the difficulty to preserve traditions) the initial imprinting is kept. And in the end the nature so often evoked in the film stands out with all its impetuousness in one of the most memorable night scenes. “Intérieurs du Delta unfolds in two complementary movements, coming close to the life of a family of fishermen on the Niger River, in Mali, while apprehending the impact of expanding liberalism in the region. Starting from the concerns fishermen and craftsmen have on a daily basis ultimately lends to the immaterial dimension of existence. Speech is the driving force of this documentary. With the wealth and beauty of metaphors of the bambara language, the film is transported into a poetic dimension”. (Sylvain L’Espérance) Contemplation and conversation. Watching and hearing. Sylvain L’Espérance skilfully lies down the cards of ethnographic cinema: his discreet presence determines the conditions of the tale. Not coincidentally the director decides to impose his voice before leaving the scene to the melody of Bambara (the same language used by Cissé in "Yeelen"). As to stand guarantor for a story, of its trith and its poetry.
Lingua: Francese.
Genere: Documentario.
VISIONABILE IN MEDIATECA SENZA PRENOTAZIONE