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FEINDT, Johann
Lullaby [risorsa elettronica] = Wiegenlieder / regia Johann Feindt, Tamara Trampe ; soggetto Johann Feindt, Tamara Trampe ; fotografia Johann Feindt, Julie Cramer ; montaggio Stephan Krumbiegel ; suono Thomas Keller, Christian Lutz, Oliver Lumpe, Stefan Neuberger, Paul Oberle, Udo Radek, Patrick Veigel, André Zacher
DE : Zero One Film : ZDF : ARTE, 2009
1 file mkv (4.16 gb) (98 min.) : color., son.
Festival dei Popoli, 2010. - Sottotitoli in inglese. - Lungometraggio. - Altri formati: mp4.
Cramer, Julie. Krumbiegel, Stephan. Keller, Thomas. Lutz, Christian. Lumpe, Oliver. Neuberger, Stefan. Oberle, Paul. Radek, Udo. Veigel, Patrick. Zacker, André.
1. Tradizioni popolari.
2. Musica.
3. Infanzia.
4. Diari e memorie.
5. Antropologia.
6. Psicologia.
7. Famiglia.
Abstract: Ciò che scorre, nascosta e potente, nel nostro sguardo e nella nostra vita, è l’immagine della nostra infanzia, di ciò che ha accompagnato i nostri primi passi nel mondo. Il percorso può essere compiuto all’indietro, attraverso una domanda, attraverso un'apparentemente semplice curiosità: "Ricordi le filastrocche della tua infanzia?". La domanda, che viene posta a persone diverse lungo le strade e le case di una Berlino contemporanea, è il punto di partenza, la scintilla e il filo conduttore di "Wiegenlieder", il film di Johann Feindt e Tamara Trampe. Lavoro sul corto circuito della memoria, su ciò che costituisce la base dell’identità di ognuno, ma che è molto spesso sepolto nei meandri dell’io, come, appunto, le filastrocche dell’infanzia, il canto sommesso e arcaico di ogni esistenza. Feindt e Trampe lavorano con rigore e attenzione sulle potenzialità dell’intervista nel cinema, mostrando la capacità dell’incontro, del dialogo e della parola non di nascondere o di sviare l’identità di una persona, ma, al contrario, di rivelarla, gradualmente o all’improvviso, con lucidità o con un pizzico di follia. Il film si apre dunque all’intimità delle persone che, a partire dai loro ricordi, si sentono liberi di raccontare, quasi fosse la prima volta, le loro vite, i loro sguardi, i loro desideri, senza che l’intimità diventi mai intrusione. Ciò che emerge da questo viaggio fatto di parole e di sguardi, di ricordi e di storie incrociate, è il ritratto, o forse sarebbe meglio dire l’autoritratto, non tanto di una città, quanto di un mondo invisibile, capace di rivelarsi in un sorriso o in un istante di silenzio. “Mia nonna mi cantava sempre una ninnananna che era, a dire il vero, molto crudele. Ricordo ancora la sua voce profonda, la tenerezza e l’atmosfera. Solo molto tempo dopo ne ho compreso le parole. Ma questo non è importante. L’importante era che lei fosse seduta accanto al mio letto, canticchiando tra sé e sé. E' questa l’atmosfera che abbiamo cercato di riprodurre nel film”. (T. Trampe)

What flows in our gaze and throughout our life, however hidden and powerful, is the image of our childhood, and whatever accompanied our first steps in the world. We can go backwards, by means of a question, through sheer curiosity: "Do you remember the nursery rhymes of your childhood?" Several people are asked this question along the streets and the buildings of contemporary Berlin. It makes the starting point, the spark and the common thread throughout "Lullaby", Johann Feindt’s and Tamara Trampe’s film, a peculiar work on the short circuits of memory, and the foundations of everyone’s identity, often embedded in the meanders of consciousness – just like nursery rhymes, the hushed and archaic singing of every existence. Feindt and Trampe have worked with rigour and attention on the potential of the interview in cinema, proving that dialogue and speech are able to not conceal or mislead a person’s identity. They can actually unravel it, either gradually or suddenly, either clear-headed or with a hint of madness. The film opens to the people’s intimacy. Departing from their memories, they feel free to tell – as if it were for the first time – about their lives, their gazes, their wishes, without intimacy ever intruding. This travel made of words and looks, of memories and crossing stories, reveals a portrait – or a self-portrait – of a town, even better an invisible world, that glimpses through a smile or an instant of silence. “My grandma would always sing me a lullaby that was actually very cruel. Yet all I remembered was her deep voice, the tenderness and the atmosphere. Only much later I understood the lyrics. But that wasn’t all that important. What was important was that she sat at my bedside, humming to herself. It was this atmosphere we were looking for our film.” (T. Trampe)
Lingua: Tedesco.
Genere: Documentario.
VISIONABILE IN MEDIATECA SENZA PRENOTAZIONE